“L’anima non è naturalmente buona. Richiede attenzione. Richiede amore, richiede bellezza, richiede apprendimento.”
J. Hillman


giovedì 1 dicembre 2011

...DI CORSA DALLA NONNA!


Sembra passato un secolo da quando andavo, da piccola, a trovare mia nonna.
Ancora mi ripenso e mi rivedo dietro quegli occhiali sulla punta del naso, il mio sguardo scrutava sempre al di sopra di essi. E pensare che ridevo, il sabato sera, quando mi toccava di fare il bagno e la mamma mi faceva mettere nella tinozza: mi dimenticavo sempre di toglierli, perché ormai facevano parte di me.
Poi il pigiama, cenavo in fretta, perché c’era Canzonissima e con essa sprofondavo in fantasie senza tempo, in musiche e parole, da riproporre alle amiche con un improbabile microfono.
Col pensiero mi sento ancora dentro di me e mi rivedo quando da bambini facevamo fatica a camminare, tanto il correre apparteneva alle nostre gambe in calzettoni.
Viaaaaaa!!! All’attacco giù per i vicoliiii!!!
A quei tempi nessun genitore temeva che il proprio figlio girasse per il paese senza un adulto come scorta: l’importante era rispettare l’orario di rientro.
Noi bambini eravamo i figli di tutti, era come se mamma o papà avessero braccia lunghissime e pure le gambe, tant’è che ti beccavano se combinavi qualcosa e lo facevano con gli occhi e il rimprovero di qualcun altro genitore che si trovava sempre fra te e il misfatto, o fra te e l’irrinunciabile, la seducente imprudenza.
Poi c’era quella volta che sceglievo di andare a trovare nonna Felicina…
La mia nonna, come tutte le nonne portava un fazzoletto in testa, spesso nero. Mai una volta che l’abbia  vista uscire senza.
Che darei per riaverla vicino e sentirla raccontare!
Il suo corpo era ricurvo, rinsecchito dagli anni e dal lavoro, ma la sua mente era quella di una splendida ragazza, tanto caparbia quanto pulita nell’anima.
I suoi racconti erano la sola cosa che riusciva a fermare la mia giovane frenesia,
le sue cose, un mondo da rispettare e scoprire.
Non ce la facevo a pensarla come una mamma, lei per me era una nonna e basta e quando mi raccontava la sua vita ricominciavo a guardarla da sopra gli occhiali e mi fermavo.
Da quei racconti mi immaginavo una esistenza senza fine , che attraversava un tempo indefinito, presente nel suo cuore e nelle sue mani, testimoni reali di tutte le sue fatiche e di tutte le sue speranze. Quello che mi stupiva era il suo essere tenera e nello stesso tempo forte e decisa. Doveva averne passate tante la mia nonna, ma non l’ho sentita mai lamentarsi, piuttosto era felice di ricordare,  con il sorriso, i momenti più sereni e quelli più divertenti.
La mia nonna era come tutte le nonne, una fata dalle mille magie di vita, sotto mentite spoglie di fragile vecchietta.   ( nella foto: nonne al mare )

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