L’ombra della sera. Alcuni cenni storici.
Volterra, 2300 anni fa.
I popoli delle antiche civiltà del Mediterraneo credevano che l’essere umano fosse costituito dall’unione di diverse entità: il corpo fisico, l'anima, la sua ombra e il demone ka, o doppio.
Al momento della morte esse si separavano, perciò il corpo si dissolveva e tornava dalla madre terra, mentre la parte spirituale, l’anima, rimaneva in attesa di rinascere (ma ciò poteva avvenire solo dopo aver bevuto alla fonte dell'oblio, l’acqua che cancellava i ricordi).
I popoli delle antiche civiltà del Mediterraneo credevano che l’essere umano fosse costituito dall’unione di diverse entità: il corpo fisico, l'anima, la sua ombra e il demone ka, o doppio.
Al momento della morte esse si separavano, perciò il corpo si dissolveva e tornava dalla madre terra, mentre la parte spirituale, l’anima, rimaneva in attesa di rinascere (ma ciò poteva avvenire solo dopo aver bevuto alla fonte dell'oblio, l’acqua che cancellava i ricordi).
L’ombra era l’entità che si sviluppava durante l’esistenza ed era la sintesi del pensare e dei ricordi, legata fortemente alle vicende terrene. Solamente coloro che riuscivano a “staccarsi” dalla propria ombra potevano avere accesso ad una vita immortale e di solito erano gli dei, gli eroi ...
Infine il demone Ka, o doppio, rappresentava l'unione dei Lares e dei Manes.
I Lares rappresentavano il ceppo originario della famiglia, la cui sede era collocata nel sottosuolo ed era l’insieme di tutti gli antenati.
Il Mane, invece, rappresentato dalle statuine dalla doppia faccia, una avanti e l’altra dietro, una buona e l’altra cattiva. condizionava l’esistenza in vita di ciascun individuo
L’anima, per iniziare il cammino verso l’eternità, doveva distaccarsi dalla propria ombra, lares e manes compresi, ma non era facile, in quanto essi erano i legami realizzati in vita.
A tal proposito, gli oggetti funerari che venivano posti all’interno di una tomba, così come gli affreschi raffiguranti scene di vita, non erano per il corpo del defunto ( gli etruschi non credevano che il corpo, dopo la morte tornasse a vivere), ma per la propria ombra, la quale era fortemente affascinata dalle cose terrene e materiali. Così, quest’ultima, attratta e distratta dalle bellezze terrene, allentava la presa sull’anima, che, finalmente, poteva iniziare il suo lungo viaggio ultraterreno verso l’immortalità. Inoltre, anche i cunicoli o i labirinti magici, ricavati dietro le tombe, erano possibilità in più per l’anima di sfuggire alla propria ombra.
L’Ombra, oscura e problematica aveva dunque un ruolo fondamentale per il destino dell’anima.
Essa veniva, con ogni probabilità, raffigurata in quei bronzetti etruschi di figure esili dai tratti adolescenziali, quasi evanescenti, che vennero poi chiamati “ombra della sera”.
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