“L’anima non è naturalmente buona. Richiede attenzione. Richiede amore, richiede bellezza, richiede apprendimento.”
J. Hillman


giovedì 13 ottobre 2011

DA"LA REPUBBLICA"
                                                                                                                                               11ott2011

In piazza per cambiare l’Italia


15 ottobre. Le parole d’ordine attraversano la rete da settimane: “democrazia reale ora”, “gli esseri umani prima dei profitti”, “non siamo merce nelle mani dei banchieri”. E mettono insieme centinaia di associazioni, gruppi, movimenti, collettivi. Tutto è pronto per “Cambiamo l’Italia” la giornata di mobilitazione nazionale degli “Indignati” prevista sabato 15 ottobre. La manifestazione principale a Roma, con un corteo che partirà alle 14 da piazza della Repubblica per arrivare a piazza San Giovanni. L’obiettivo è lanciare un messaggio al governo italiano: le ricette economiche previste per uscire dalla crisi sono inique e difendono privilegi esistenti. E distruggono il lavoro, i diritti e i beni comuni.
Il manifesto degli Indignati. La richiesta è una “vera alternativa di sistema”. Che metta al centro “il cambiamento e l’innovazione”. Investendo “sulla riconversione ecologica, la giustizia sociale, l’altra economia, sui saperi, la cultura, il territorio, la partecipazione”. E nell’appello lanciato dal Coordinamento 15 ottobre si indica anche il punto di partenza: “Vogliamo ripartire dal risultato dei referendum del 12 e 13 giugno, per restituire alle comunità i beni comuni ed il loro diritto alla partecipazione. Si devono recuperare risorse dal taglio delle spese militari. Si deve smettere di fare le guerre e bisogna accogliere i migranti”.
Una mobilitazione mondiale. Non solo Roma. Il 15 ottobre le mobilitazioni previste nel resto del mondo sono centinaia. Tutte collegate tra loro grazie al web. Sulla pagina #United for Global Change il colpo d’occhio è impressionante. Migliaia di piazze, una sola richiesta: “Chi esercita il potere agisce a beneficio di una minoranza e senza tener conto del costo umano o ecologico che dobbiamo pagare. Questa situazione è intollerabile e deve finire. Uniti in una sola voce faremo sapere ai politici e alle elite finanziarie che ora siamo noi, i popoli, che decideremo il nostro futuro”.


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