“L’anima non è naturalmente buona. Richiede attenzione. Richiede amore, richiede bellezza, richiede apprendimento.”
J. Hillman


lunedì 23 aprile 2012

LA LEGGEREZZA



La mia vita si spinge ormai per vizio e per sopravvivenza, a cercare  quel che si cela dietro la finitezza delle cose. Una sete  che si placa ed alimenta nello stesso tempo, dando forma ai miei giorni e così, al mio essere ed alla mia anima.
Questo mi serve, in particolare, per dare un senso a  ciò che non ho più o per capire perché non l’ho mai avuto: è voler credere ad una serie di contingenze che messe insieme, non possono che dare certi risultati, siano essi belli brutti,  che vanno classificati come inevitabili.
Inoltre credo fermamente anche nella leggerezza, si badi bene, non superficialità, ma alla leggerezza come ricerca dell’infinitamente piccolo, cioè di tutto che possa causare anche deviazioni imprevedibili tali da garantire la libertà.
Pensate alle cose come a tutto ciò che si compone di piccole parti, anche minuscole;
ogni forma  ha la sua perfezione o comunque è,  non solo per la sua concretezza fisica, ma anche per ciò che di infinitamente piccolo, la rende tale nell'essere e nel significare.
Consideriamo proprio ciò che non appare, ma che può essere soggetto di cambiamento, della libertà dell’imprevedibile,  del riconoscimento dell’inevitabile, o  della bellezza e  meraviglia dell’inaspettato.
Provate a mettervi a piedi nudi, su un prato, o meglio sulla nuda terra, chiudete gli occhi e percepite sotto di voi, come se aveste radici, tutto ciò che è duro, pesante, concreto, ma anche ciò che, apparentemente impercettibile, si muove, saltella, vi fa spazio, si agita, ride, prende fiato perché è tutto ciò che poi genera, pur nella sua leggerezza, grandi cambiamenti.
Pensate alla giusta e dovuta pesantezza dell’inverno che ci placa ed alla primavera che ogni volta ritorna e ci circonda, a partire dai piccoli germogli che non sempre notiamo, ma che comunque arrivano e non ci trattengono dal vivere. 
I grandi discorsi ci arrivano al cuore, ma le piccole ironie, le leggere sfumature a volte sussurrate o dette senza troppa enfasi, sono quelle che ci restituiscono il piacere di pensare e di sentirci vivi dentro.

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