Gita scolastica con la classe V, Roma, Foro romano e Colosseo.
La giornata è piena di sole, così come la stessa Roma: piena zeppa di turisti. Riusciamo a visitare i luoghi programmati grazie alla nostra guida prenotata da tempo, una giovane archeologa che riesce a rivolgersi ai bambini con parole adeguate alla loro età, riuscendo abilmente a selezionare le notizie da rivelare. Brava! Meno male!!!
Presa da un attimo di stanchezza e, spossata dal caldo, mi siedo ascoltando anche io ogni spiegazione, fra l’altro, pur essendo stata molte volte a Roma, non avevo mai visitato questo sito archeologico, ahimé, veramente assolato!
Essere lì rende inevitabilmente vera, reale, tangibile la storia studiata sui libri ed ho provato per questo, vero compiacimento, come insegnante.
Il foro, i templi, la basilica di Massenzio, il campidoglio!... Mi sono tornate in mente anche le versioni di latino affrontate come studente a scuola, dalle quali si apprendevano aneddoti, storie della antica civiltà romana, fatti che ancora parlano nel tempo.
Quei mitici ruderi, rendono possibile, anche se tali, un significativo contatto fra noi ed un tempo remoto, che narra di come eravamo e che per molti spunti, ancora ci rassomiglia.
La nostra visita meriterebbe meno confusione di turisti, ma non credo sia possibile, allora mi immagino il mio passare fra quelle strade del tempo, in un momento della giornata più propizio al silenzio e mi attardo per qualche secondo ( non fosse mai che mi perdo per strada qualche alunno!!! ) in un angolo da cui ho ascoltato la nostra brava archeologa e assaporo, con gli occhi dell’adulta, ma anche dell’alunna che ero, la bellezza di ritrovare le vere tracce di antichi e sempiterni gesti, quelli degli imperatori che passarono per queste vie, di Augusto, di Romolo, il primo re, di Cesare ...
Poi, ed è proprio qui che voglio andare e parare, arriviamo al tempio della dea Vesta e alla casa delle vestali, donne considerate importanti nella Roma antica, perché custodi del sacro fuoco tenuto acceso in onore alla dea .
Per avere il “privilegio”di essere una vestale si doveva appartenere ad una onesta famiglia, essere bella e specialmente vergine. Il pontefice massimo ne sceglieva circa 6, di età compresa fra i sei e i dieci anni, e per 30 anni esse non potevano avere pìù una vita propria ( a questo proposito molti testi aggiungono che dopo questi anni le vestali potevano tornare a casa, avere una vita normale e addirittura sposarsi,…Ma come a 40 anni? …E che a quei tempi si avevano le nostre stesse aspettative di vita?...) ma dovevano dedicarsi a mantenere vivo il fuoco sacro alla dea. In cambio esse avevano molti privilegi e diritti, che non sto ad elencare, ma di sicuro insoliti per una donna e per un normale cittadino maschio. PERO’, se osavano innamorarsi ed addirittura fare all’amore con il loro amato, lui veniva massacrato e la disgraziata colpevole veniva seppellita viva dopo essere stata messa in una cassa, con un pezzo di pane ed una lucerna. Non solo, il luogo di sepoltura veniva cancellato, così come si fa con uno scritto sulla sabbia, al fine di rendere impossibile ogni possibilità che venisse rintracciato. Eh, mamma mia!!!
Da quel racconto, sono rimasta molto amareggiata, certamente a quei tempi le punizioni e la crudeltà delle pene non risparmiavano nessuno, ma confesso che ho fatto posto nel cuore a quelle figure, ormai ombre eterne di donne, che hanno pagato il peccato di amare o di non potere amare, in un modo così assolutamente orribile e voglio pensarle come vere custodi e protettrici della forza dell’amore che una donna può dare ad un uomo, della voglia di vivere, nonostante le regole della religione, badate non della fede, ma della religione stabilita solo dall’uomo. …ma tanto si sa che noi donne dobbiamo stare molto attente, perché quasi sempre dietro una “concessione” fatta da uomini, si cela sempre una STORICA FREGATURA!
dedicato alle vestali innamorate e a quelle che non ci son riuscite...
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