Di maggio portai alla luna aspettative di azzurro,
tanto fui presa dal
compiersi della natura,
ma persi spazio umano
dietro ai limiti affiancati alla sua generosità.
Cercai quindi una via
di respiro
da opporre alla pesante percezione di un buio privo
e modellai un cuore di terra ed erba,
offrendolo ai grilli ed alla spiga ancora acerba.
Un atto propizio a ciò che si offre al mondo
senza usar parole di voce
Un istinto ancestrale di celebrarne l’essenziale maternità
disattesa dalle mani dell’univoca certezza.
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