Afferravi l’ infinito
nell’ intenso rivelarsi,
non era tuo, ma lo contenevi .
La tua vita,
una corsa nell’inquietudine,
lei ti afferrava
e tu eri docile e indomito.
Strappi netti all’anima
distaccarmi da te,
ma ti spingevo
dietro quei muri freddi,
semplice tregua,
ossigeno al respiro:
distinguermi da te
Scavasti un buco
all’inesorabile
che ti dominava
e lì esistevi, lontano.
La mia acerba, disperata distrazione
scolpì,
senza più dimenticare,
il libero sguardo
un giorno,
comunque,
i tuoi occhi di padre per me.
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